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Immagine del redattoreNicola Parisi

400 Anni per Ricordare, Custodire & Costruire il futuro Giacomo Accarisi: Bologna 1599 – Vico de


400 Anni per Ricordare, Custodire & Costruire il futuro

Giacomo Accarisi: Bologna 1599 – Vico del Gargano 1653

Le solide fondamenta di una comunità, sono quanto di buono e bello i cittadini riescono a realizzare a beneficio proprio e della collettività. Le attività svolte sono finalizzate al benessere materiale ma anche a quello morale e culturale. I 400 Anni in onore di San Valentino, patrono della nostra città, che chiuderemo a febbraio 2018, sono un tempo durante il quale siamo invitati a vivere i diversi momenti della festa, ma anche a far memoria del passato per saper custodire e costruire meglio il nostro futuro.

Le diverse fonti alle quali attingere, come la ricerca storica sui monumenti, la letteratura, la tradizione orale e i fondi d’archivio ci consentono di guardare e scoprire luci ed ombre. Persone ed eventi che possono aver dato lustro al paese ma che l’opera dell’uomo inesorabilmente ha cancellato dalla memoria.

Questo è quanto accaduto per Giacomo Accarisi (1599 -1653): nacque a Bologna in agiata famiglia, si dedicò agli studi filosofici e letterari, abbracciando contemporaneamente la carriera ecclesiastica.

Laureatosi in filosofia 9 luglio 1626, dopo aver tenuto nel 1627 un corso di logica, passò ad insegnare per quattro anni retorica nell'Accademia di Mantova fondata dal duca Ferdinando I Gonzaga.

Trasferitosi a Roma, ebbe modo di ricoprire l’incarico di qualificatore del Santo Uffizio e di segretario delle lettere latine del cardinale G. Bentivoglio. Nel 1636 inizia un ciclo di lezione di filosofia alla Sapienza, sul De coleo di Aristotele e l’anno successivo pubblica la Disputatio del corso nella quale combatteva il sistema copernicano; continuò ad insegnare filosofia fino al 1641. Tra le sue opere oltra la Disputatio, numerose orazioni in lingua latina una “Vita Gregorii XV”

Designato da papa Urbano VII per una sede episcopale, Innocenzo X il 17 ottobre 1644 lo nominò vescovo di Vieste; la Diocesi contava la sola città con poco più di duemila anime: “Episcopatus Diocesi Civitas antiqua Marinensis sicuti etiam Oppida S. Salvatoris, S. Felicis, et S. Pauli Turcarum incursionibus diversa carent incolis; et in solo Marinensi extat Ecclesia sola S. Mariae, ad quatuor milliaria. Sfilsi autem Battalie, et S. Thecle antiquor huius Diocesis Oppidum”.

La destinazione alla sede di Vieste, una cittadina posta sulla punta del Gargano, lontana da ogni centro culturale, creò una grande delusione in Giacomo Accarisi, filosofo e uomo di lettere, vissuto fino allora in ambiente di élite culturale, si trovò praticamente esiliato.

Portatosi nella sua residenza, visse l’esperienza del tremendo terremoto che colpì il Gargano il 31 maggio 1646, si trovò la sua Diocesi completamente distrutta. Nelle Relazioni ad Limina presso l’Archivio Segreto Vaticano non troviamo nessuna sua relazione; fu l’arcivescovo di Manfredonia mons. Antonio Marullo, che per la sua suffraganea scrive alla Sacra Congregazione del Concilio il 16 agosto 1646 in questi termini “…mosso da sola charità e dall’honore di S.D.M. [Sacrum diis Manibus] di dover dar ragguaglio di un solo luogo senza Diocese alcuna, che costituiva già un Vescovato miserabile e povero è questo luogo è Viesti mio suffraganeo solo. Questo luoghetto solo sopra uno scoglio senza ne anche una casa di Diocese è poverissimo all’ultimo di maggio fu così rovinato dal terremoto che più vehemente che altrove lo abbatté che per l’avvenire sarà impossibile massimè per non haver nissun altro luogo di Diocese che sia capace di Vescovo”.

Queste circostanze indussero, sempre più sovente, Giacomo Accarisi gravato da non buone condizioni di salute, provato dalla delusione a trasferirsi per lunghi periodi a Vico del Gargano, dove trovava un clima salubre. Qui egli morì l’undici di maggio del 1653 e fu sepolto nella nostra Collegiata; l’Orsini in occasione di Santa Visita ne fece collocare le sue ossa in luogo più decente. Una lapide a sinistra dell’altare maggiore così riportava: “ Della Città di Vieste D.0.M /JACOBUS ACCARRINIUS BONONIENSIS/INSIGNI THEOLOGUS/CELEBER IN URBE MAGISTER, IN ORBE ORACULUM/EGREGIUS FIDEI PROPUGNATOR/VESTANAE PRAEFECTUS ECCLESIAE/NULLIUS IMPAR PRAEFECTURAE/IN HOC OPPIDO PASTORALIS CAUSSA/NEGOTII DEGENS/ AB INVIDA ARREPTUS MORTE DIE 11 MAII 1654/ AETATIS SUAE CIRCITER 60 EPISCOPATUS VERO 11/HIC FUIT SEPULTUS/A MORTUORUMVERO PLEBE/QUEM PASTORALIS SOLLECITUDO/SUPRA VULGAREM HOMINUM ALIAM EVEXIT/SECERNI CURAVIT/FR. VINCENTIUS MARIA ROMANUS/ORDINIS PRAEDICATORUM/MISERATIONE DIVINA S.R.E.TITULI X. XISTI/PRAESBITER CARDINALIS S. XISTI INUNCTUS ARCHIEPISCOPUS SIPONTINUS. (epigrafe tratta da V. Giuliani Memorie storiche della città di Vieste pag. 141)

Il cenotafio di questo di questo dotto vescovo, che ebbe modo di soggiornare a Vico del Gargano, lasciandovi le spoglie mortali, purtroppo è stato completamente cancellato nella nostra Chiesa Madre, casa deputata a custodire la memoria di fede e di civiltà, dall’opera dell’uomo.


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