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A margine della presentazione del libro di Grazia d'Altilia "Storie di Vico - Storie di sport" il contributo del compianto Carlo D'Altilia

Immagine del redattore: Redazione di FuoriportaRedazione di Fuoriporta

Forse, tra le innumerevoli metafore della vita, la fotografia condensa in sé, più di altre, la complessità dello scorrere delle cose e, così facendo, tende a spostare impercettibilmente lo sguardo dall’immagine alla ricerca di memorie che poi immancabilmente si rivelano, senza accorgercene, simbolo e metafora.

E’ il caso di questo libro le cui fotografie, dipanando una realtà a volte intricata a volte indecifrabile o casuale, raccontano vicende della storia del nostro paese.

Nei paesi del Sud, come Vico del Gargano, la pochezza se non l’assoluta mancanza di vita associativa è la norma.

Tra le cause il timore di esporsi personalmente nonché una sorta di apatia; a risentirne, in ogni caso, sono la vita sociale e culturale dell’intera comunità.

Una comunità sovente vittima dei tanti “benpensanti”, che preferiscono vivere il loro tempo davanti ai caffè a bighellonare – è la consuetudine nei paesi del Sud – anziché impegnarsi profittevolmente nella vita sociale.

A volte può accadere, però, che sia sufficiente l’impegno anche di una sola persona o di pochi, per risvegliare dall’indifferenza e dall’indolenza: indifferenza e indolenza sono ancora oggi i peggiori mali che il Sud, purtroppo, non riesce o non vuole curare.

Questo libro fortemente voluto da Michele Gurliaccio lo testimonia, mette in scena una pluralità di personaggi, a costruire una coralità rappresentativa del microcosmo vichese.

Il libro racconta non solo dell’impegno di animatore sportivo di Michele, il cui grande merito è stato quello di avvicinare tanti giovani alla pratica sportiva, ma anche di molto altro.

Michele Gurliaccio dopo aver girovagato per anni per l’Europa, a volte in modo anche avventuroso, agli inizi degli anni Settanta, decide di ritornare a Vico: il paese offre poco e non solo per i più giovani.

Michele sceglie di non arrendersi davanti alle cose così come sono e si impegna invece perché le cose siano così come dovrebbero essere.

Il suo “Bar dello Sport” appena aperto diventa subito un luogo di incontro per i giovani vichesi costretti spesso a trascorrere il loro tempo libero senza luoghi dove ritrovarsi.

Il libro, attraverso le foto che lo corredano, ci dice non solo della cronaca paesana tra gli anni Settanta e Ottanta del ‘900, ma a leggerlo con attenzione testimonia della caparbietà di un uomo che, contro “lo stare a guardare” dei più forse senza averne la volontà, è riuscito a rompere il muro di gomma di consolidate resistenze corporative.

Le tipiche corporazioni di paese dedite più al consociativismo che alla costruzione di un’ordinata vita sociale, economica e culturale.

Le conseguenze sociali sono sotto gli occhi di tutti: incapacità di pensare il futuro, mancanza di programmazione, un’agricoltura in ginocchio, un’offerta turistica priva di qualità, il treno del “Parco Nazionale del Gargano” passato senza lasciare tracce nella vita della gente se non il ricordo di qualche manifesto auto-celebrativo e null’altro.

Infatti, se si esclude la rinascita delle Confraternite, l’associazione “Teatro k”, il laboratorio cinematografico “Vicortissimo”, vi è poc’altro meritevole di essere segnalato.

Le iniziative sportive e non di cui Michele Gurliaccio è stato promotore sono molte: la nascita di una squadra di Volley, di una squadra di Calcio che ha militato con successo nelle categorie dilettantistiche, l’organizzazione di varie edizioni dei “Giochi della Gioventù” e del “ Rally del Gargano”, raduni di ciclismo dilettantistico, l’invenzione della “Corsa degli Asini”, infine ci è caro segnalare il “Trofeo di tennis” in memoria di Francesco Cappuccilli.

Da ultimo, ma non per ultimo, ci piace ricordare come il suo “Bar dello Sport”, nel tempo, sia stato non solo sede della “Polisportiva Vico”, ma una galleria d’arte, dove molti giovani artisti hanno trovato ospitalità.

Meritano un ricordo la mostra di pittura e il concerto jazz tenuti a Vico del Gargano, grazie a Michele, da Romano Mussolini pittore e jazzista tra i più significativi nel panorama musicale di quegli anni, nonché la venuta di quel Foggia allenato da Zeman quando militava con successo nel campionato di calcio di serie A.

Nel 1993, a coronamento del suo infaticabile impegno a favore dello sport, Michele Gurgliaccio è stato insignito dal CONI della medaglia d’oro “per meriti sportivi” come recita la motivazione.

Oggi, con questo libro, Michele ci regala la possibilità di rivivere vent’anni e più di storia del nostro paese e, sfogliandolo, di ripensare a come eravamo.”

                                                                            Carlo D’Altilia



 
 
 

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