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Assurda l’accusa di antisemitismo rivolta all’Arcivescovo p. Franco Moscone

Assurda l’accusa di antisemitismo rivolta all’Arcivescovo p. Franco Moscone.

Tanti garganici e tanti pugliesi la pensano proprio come Lui Su Pagine Ebraiche – Il Portale dell’Ebraismo Italiano di oggi 2 aprile – viene riportato che l’Ambasciata Israeliana presso la Santa Sede si è schierata contro il nostro Arcivescovo p. Franco Moscone crs, asserendo, molto erroneamente, che “diffonde odio” attraverso stereotipi antisemiti, ed inoltre con una “retorica velenosa che alimenta l’odio e che è moralmente corrotta” si arriva a sostenere che tale “retorica di Moscone è riprovevole e dovrebbe essere pubblicamente condannata” per tutto quanto da Lui detto al termine di due manifestazioni pro Pace svoltesi la prima a Manfredonia, denominata “Il Gargano per Gaza” patrocinata dai Comuni di Manfredonia, Monte Sant’Angelo, Mattinata, S. Giovanni Rotondo, Zapponeta e Peschici, e la seconda a Bari, intitolata “No alla corsa al riarmo – fermare le guerre, tornare all’ONU” organizzata dai Comitati per la Pace di Puglia. In risposta al signor Ambasciatore di Israele presso la Santa Sede che su Ansa accusa l’arcivescovo padre Franco Moscone crs di “aver sminuito l’olocausto e usato parole che fomentano l’antisemitismo” va subito precisato che il Gargano e la Rete dei Comitati per la Pace di Puglia “hanno voluto – è la voce di p. Franco Moscone - portare il loro aiuto, pensiero e cuore ai fratelli e alle sorelle martoriati della Palestina che è la terra di Gesù, che è la terra di Maria, che è la terra della Pace perché lì è nato il Salvatore …e “a Bari ci ritroveremo per una manifestazione contro il riarmo. Non è il riarmo la via per giungere alla Pace, ma è esattamente l’opposto, è il disarmo; incominciando a disarmare i nostri pensieri, i nostri cuori, i nostri modi di pensare e di credere. Se i Gruppi di Preghiera saranno presenti a questa iniziativa, soprattutto quelli della città di Bari e della provincia di Bari, sarebbero un grande segno e dimostreranno veramente la loro finalità e la loro vocazione secondo la missione che Padre Pio ci ha lasciato … perché siamo un esercito per la Pace, un esercito che combatte disarmato per la Pace. La nostra arma è il Vangelo, la nostra arma, come diceva Padre Pio, è la recita del Rosario. I Gruppi queste “due armi” le sanno e devono saperle usare bene, e se le usano bene, collaborano alla Pace nel mondo e alla Pace oggi” (dall’intervento di p. Franco Moscone). Inaccettabile è la messa sotto accusa dell’arcivescovo Moscone per aver difeso i diritti umani nei Territori palestinesi occupati, aver condannato comportamenti disumani ed efferati che si perpetuano sotto gli occhi inermi del mondo ed aver difeso la Pace, condannato il Riarmo e doverosamente implorato di garantire i sacrosanti diritti umani nei Territori palestinesi occupati, accusa ingiusta e inaccettabile anche perché posta al centro di una bufera mediatica con un’accusa che è diventata un casus belli per tacciarLo di antisemitismo e lanciare contro di Lui una campagna denigratoria, cosa che è quanto di più lontano dal vero. E’ doveroso, dunque, chiedersi come è possibile tanta strumentalizzazione e tanta manipolazione anche in queste occasioni pacifiche; accuse che non possono di certo andare a buon fine perché alta e ferma è stata la risposta di condanna di simili accuse rivolte al nostro Arcivescovo da parte sia degli Amministratori garganici che delle oltre cento associazioni della Rete dei Comitati per la Pace di Puglia. In sostanza p. Franco Moscone nei suoi due interventi finali alle manifestazioni di Manfredonia e di Bari ha ribadito che l’antisemitismo è un problema serissimo, ma va ben distinta la questione dell’antisemitismo da quella della critica alle politiche di Israele nei confronti dei palestinesi sotto occupazione da ben 55 anni. Appare di certo in atto con questa eclatante accusa di fomentare l’antisemitismo, il tentativo di calpestare ancora una volta i diritti dei palestinesi ignorando totalmente, come parte più forte, che lo smantellare l’assetto coloniale che Israele ha messo in piedi nel territorio palestinese potrà di certo favorire la sicurezza e le condizioni di vita migliori sia per i palestinesi che per gli israeliani, facendo trarre ai due popoli benefici e non distruzione e morte. L’Arcivescovo Moscone viene oggi ‘accusato’ di dare rilievo alla ‘catastrofe palestinese’ odierna e di metterla sullo stesso piano dell’Olocausto. Niente di più falso: l’arcivescovo Moscone non ha mai fatto equazioni tra l’Olocausto e la catastrofe palestinese in atto , ma di fronte a queste due tragedie storiche si è espresso, da cristiano e ancor più da Vescovo sull’efferatezza, la gravità, l’orrore che è stato l’Olocausto, da cui non si è forse sufficientemente imparato nulla, giunto al culmine di secoli di razzismo, di discriminazione e di persecuzioni degli ebrei, e sull’identica situazione che oggi è stata messa in atto in Palestina, senza mai sminuire o ridurre a una equazione la tragedia dell’Olocausto e la tremenda situazione che oggi vive il popolo palestinese. E’ stato messo l’accento sul nodo che collega le due tragedie e sulla necessità di riconoscerle entrambe, e che quella odierna va fermata al più presto. Non è una narrazione, una opinione: sono due eventi successi di cui uno sta ancora succedendo, sono due momenti fondamentali che hanno marcato e marcano la vita dei due popoli dell’amata terra della nascita di Gesù, trasformandola per sempre. Disconoscere l’attuale situazione della striscia di Gaza è di una gravità immensa, dal punto di vista storico, morale e legale. Dunque, tre le cose fondamentali e urgenti: la prima è la fine delle azioni di guerra e delle morti innocenti e il riconoscimento ai palestinesi dello stesso diritto che viene riconosciuto ad altri popoli nella regione. La seconda è l’applicazione del diritto internazionale. La terza è l’insistenza sulla negoziazione per arrivare alla Pace vera e duratura, che nulla a che vedere con il principio dei Due Stati (Israele e Palestina). Infine, mi è doveroso sottolineare che l’Arcivescovo ha ribadito nel suo dire che “quello che stiamo osservando e vivendo nel silenzio di tutti, e non possiamo più stare zitti, è che stiamo assistendo ad un autentico crimine di genocidio mondiale. Solo se si risolve la situazione in Palestina si risolve veramente quello che è il cammino verso la Pace in tutto il mondo. Perché è lì che dove nasce l’odio, e l’odio si fomenta per interesse ovviamente di chi le armi le produce … e infine “Io parlo da Vescovo e a questo punto e devo dire che per me, se sto al Vangelo, il riarmo non sono i missili, ma il riarmo è la preghiera che disarma i cuori, le menti, le azioni e forse anche le Istituzioni che fanno sulle armi i loro interessi di parte contro tutti”. Un discorso di Pace e di Fraternità, dunque, e non certamente di odio e, come lo si vorrebbe far intendere, di contrapposizione di popoli. Perciò, nessuna “retorica moralmente corrotta e fattualmente scorretta” come scritto dall’ambasciatore Sideman Yaron, ma parole, quelle dette dall’Arcivescovo, mosse dall’insegnamento evangelico di sincera fraternità e del ‘gridare’ la verità.

Manfredonia, 2 aprile 2025


Alberto Cavallini giornalista direttore del periodico VOCI e VOLTI



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