Nei giorni scorsi, dopo accurati restauri a cura della dr. Maria Elena Lozupone, è rientrato a Vico del Gargano il gruppo statuario che definiamo di Maria Santissima Annunziata. Il gruppo statuario è composto dalla Beata Vergine Maria in ginocchio con il capo reclinato e l’orecchio volto all’ascolto dell’angelo Gabriele annunziante che, sospeso tra cielo e terra, le porge il giglio di purezza che la fa prediletta agli occhi di Dio tale da poter concepire il Figlio di Dio, Gesù il Cristo.
Gli accurati lavori di restauro hanno evidenziato come dall’anno della sua realizzazione, cioè il 1842, la statua non ha subito nessun rimaneggiamento o ridipintura; tuttavia si è riscontrato un gran numero di tarli che ne hanno minato la stabilità e la consistenza, oltre ad uno spesso strato di sporcizia dovuto a polvere, umidità e polvere di legno tarlato. Questa statua riporta sul basamento tutte le informazioni che servono a ricostruire la storia di quest’opera d’arte: realizzata dallo scultore Giuseppe Verzella nel 1842 e commissionata dal sacerdote don Giuseppe Buonomo, fratello del farmacista Raffaele divenuto celebre per la musica del salmo 50 “Miserere” la cui esecuzione canora durante la processione del Venerdì santo è a Vico tanto caro. In realtà questa statua è anche fornita di una corona datata 1837 e sempre commissionata dal sacerdote Buonomo che, e non è un dettaglio estraneo alla nostra storia, è figlio dell’argentiere Michele. La corona, d’argento ed in ottimo stato, non è mai stata collocata sul capo della nostra statua che non è predisposta a reggere la corona e nemmeno quest’ultima è realizzata in modo tale da conficcarsi sula capo ligneo della Vergine: tutto ciò ci lascia pensare che ci fosse una statua precedente alla nostra del 1842.
La chiesetta dell’Annunziata si apre in occasione del triduo e della festa in onore della Vergine Annunziata il 25 marzo e quando questa ricorrenza cade nella settimana santa, le Ss. Messe ed il triduo vengono posticipati agli ultimi giorni di maggio a conclusione del mese mariano, come quest’anno. Sull’altare maggiore campeggia solenne e maestosa la nostra statua sopra descritta a ricordo degli inizi della storia della nostra redenzione e a memoriale dell’impegno cristiano a cui tutti siamo chiamati: l’annuncio della buona novella del Vangelo.
Un grazie sentito ai tanti sostenitori e fedeli affezionati a questa chiesetta che chiama a raccolta in questi giorni alla preghiera: a tutti rivolgo l’invito alla preghiera e al sostegno economico per pagare i lavori di restauro che sono a completo carico della parrocchia…
Grazie
Don Gabriele Giordano, parroco
Racconto/La collana dell’Annunziata
Da Piazza Castello partono numerose vie tortuose, vicoli stretti e cunicoli tenebrosi che mettono timore. La più larga di queste è via San Giuseppe, lungo la quale sorgono la chiesa di San Nicola, retaggio della famiglia Vitale, la chiesa di San Giuseppe con una meravigliosa statua del Cristo morto, intorno a cui, nei secoli, si sono alternate le confraternite più devote, cori altisonanti e riti antichi. La famiglia Nardini ne custodiva le mura, le statue e le usanze ed allietava con voci tenorili le funzioni religiose.
La chiesetta dell’Annunziata era la più piccola, affidata alle cure dei fedeli e di Rosetta Pirro, famosa pasticciera. La statua della Madonna aveva una collana d’oro, fatta da anelli concatenati, ed era l’unico oggetto di valore custodito in essa.
E qui inizia la storia, vera, con personaggi di cui, purtroppo, non ricordiamo più i nomi.
C’era un contadino povero che doveva seminare il suo campo: aveva dissodato il terreno, rotto le zolle con la zappa, bussato a tanti portoni per un prestito con cui comprare il grano da spargere nei solchi, ma…invano! Pensò allora di chiedere aiuto alla Madonna! Si introdusse furtivamente nella chiesa, si tolse gli scarponi di corda, salì sull’altare, fece il segno di croce e tolse dal collo della Vergine la collana, con grande delicatezza e rispetto, dicendo:” Madonna mia, è un prestito, poi te la riporto!”
Si recò a Monte Sant’Angelo dove c’era il Banco dei pegni e, in cambio della collana, ricevette il denaro sufficiente per acquistare la semente. Era contento, soddisfatto: si recò nel suo campo e, ad ogni manciata di grano che spargeva nelle porche parallele (solchi), recitava una Ave Maria, per gratitudine, nella speranza di un raccolto tale da togliersi il debito.
Intanto nella piccola chiesetta il sacerdote si era accorto del furto della collana ed il popolo si era ribellato! Indagini, novene, dissacrazioni e preghiere! Nessuno ne venne a capo e la statua della Vergine rimase senza gioielli per lunghi mesi. Cadde la neve, poi venne la primavera e il campo del contadino si coprì di un verde mantello di tenere foglioline, quindi fu rallegrato da rossi papaveri, da azzurre stelline di cicorie e da gialli fiori di tarassaco. Era una meraviglia di colori! E, al di sopra dei colori, si ergevano superbe le spighe rigonfie di farina. Il sole, la pioggia, il vento tempestivo ne avevano curata la crescita e il raccolto fu abbondante.
Se il Figlio può moltiplicare il pane e i pesci, figuriamoci se la Madre non può riempire le spighe, e anche i sacchi di grano!
Subito il contadino andò a spignorare la collana della Madonna e, da un bravo orefice, ne fece aggiungere un anello più bello. Poi, sempre furtivamente, la rimise al collo della Creditrice. I debiti si pagano e con l’interesse!
Quando il sacerdote si accinse a celebrare la Messa, trovò la collana sull’altare! “Uh”, disse, “il ladro si è pentito e l’ha portata indietro”. Ci fu un clamore di popolo: tutti lo vennero a sapere e la collana fu benedetta e riallacciata al collo di Maria.
Ma il giorno dopo era giù, ancora sull’altare e questo si ripeté per vari giorni, finché il sacerdote salì sul pulpito e gridò: “Chi ha preso la collana alla Madonna si faccia avanti, perché lei non la vuole più!”
Il contadino con umiltà confessò il suo bisogno, il prestito, il suo sudore e chiese perdono. Ma il sacerdote non si convinceva ancora: “Perché la Madonna non accettava più la collana? Perché? Perché?”
Il pover’uomo intervenne: “Ma io ho sudato, ho lavorato, ho pregato, l’ho presa in prestito, c’era un accordo tra me e Lei, poi ho pagato anche l’interesse: ho fatto aggiungere un anello alla collana, per ringraziarla!”
Il sacerdote capì e fece togliere l’interessato anello.
La Madonna non rifiutò più la collana.
Da Checchina De Petris alla sua nipotina Cerulli Francesca Maria che ora, a quasi novant’anni, la riconsegna al popolo.
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