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LA LUNA NEL POZZO

Riceviamo e pubblichiamo

In una serena notte di maggio, mentre la luna si divertiva a tracciare strani arabeschi di luce attraverso le foglie dei faggi nella Foresta Umbra, una volpe affamata vagava in cerca di cibo.

Annusava l’aria fresca della notte, respirava i profumi emanati dalle fronde e dall’erba che faceva capolino fra le felci e il muschio del bosco. Intanto, però, il suo stomaco brontolava: non bastava la magia della notte a saziarlo!

Ad un tratto s’imbattè in un pozzo, scavato lì dai carbonai, le cui acque servivano a dissetare i boscaioli e a inumidire le monumentali piramidi di legna di quercia, mentre sfumavano nella lenta combustione per trasformarsi in carboni, utili e indispensabili per i ferri da stiro delle massaie e dei sarti del paese. Bene! La volpe si avvicinò al bordo del pozzo e ne scrutò il fondo, sperando di scorgervi qualche anguilla utile al suo caso. Aveva proprio fame!

Scoprì nell’acqua una magnifica forma di cacio: bella, lucente, invitante. D’un balzo entrò nel secchio che penzolava in alto dalla carrucola e giù, in fondo, alla ricerca del formaggio!

Un tonfo nell’acqua fresca, una sorpresa amara: la pezza del formaggio si era dileguata in mille miriadi di luci che sbeffeggiavano il suo stomaco vuoto. La povera volpe, delusa e indispettita, rimase lì, guardando la luna che l’aveva beffata e sperando che qualcuno la venisse a salvare.

Un altro abitante del bosco girovagava in cerca di cibo. Annusando il terreno seguì le tracce della volpe fino al limitare del pozzo. Si sporse, guardò nel fondo e vide la volpe seduta nel secchio e la pezza del formaggio che le galleggiava accanto.

  • Commare Volpe, che fai lì?- chiese.

  • Eh! Ho fatto una bella scorpacciata di formaggio. Vieni pure tu, ce n’è per tutti! – rispose.

  • E come faccio? – chiese il lupo

  •  Sali nell’altro secchio che sta sopra e scendi – rispose la volpe.

Il lupo non se lo fece dire due volte. Subito entrò nel secondo secchio che azionava la carrucola.

Giunto a mezza strada, mentre scendeva, incrociò la volpe che saliva.

  • Commare volpe, dove vai? – chiese.

  • Io mi sono saziata, adesso tocca a te, buon appetito! – rispose la volpe che salì fino al bordo e, con un salto balzò fuori per scrollarsi l’acqua dal pelo.

Il lupo cercò invano il formaggio.

Mia nonna, nel raccontarmi questa fiaba, che è poi una rivisitazione popolare della famosa fiaba di La Fontaine, mi raccomandava di non sporgermi mai dal bordo dei pozzi, perché il lupo è ancora lì, pronto ad afferrarmi per venirne fuori.

Saggi racconti delle nonne per salvaguardare i piccoli dai pericoli della vita!

Per questo restiamo ancora un po' in compagnia della volpe che continua il suo peregrinare in cerca di cibo. Cammina e cammina, ad un tratto si imbattè in un caprone che brucava l’erba umida di rugiada. Era tanto indaffarato a scegliere le foglioline più saporite che non si accorse che stava per divorare un grillo appisolato sopra un fiore di cardo. Si fermò di colpo e disse:

  • Io sono capra con sette corna in capo e se non te ne vai di qua te le infilo ad una ad una in capo!

Il grillo si scosse, fece un salto sulla cima di una betulla e rispose:

  • Ed io sono grillo, con sette spiritilli e se non te ne vai di qua te li infilo ad uno ad uno nel culillo!

Il caprone riprese a brucare l’erba da buon filosofo, il grillo cantò una serenata alla luna, mentre la volpe continuò a vagare fra gli strani personaggi della foresta, in cerca di cibo e di qualcuno da gabbare.

La luna, sorniona, faceva l’occhiolino dall’alto alla sua immagine, che si dondolava tranquilla in fondo al pozzo.


Francesca Maria Cerulli



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