Penso ad un premio «Fuoriporta» (che non escludo in futuro) per il personaggio dell’anno 2023 e non posso che consegnarlo «virtualmente» ad una persona che reputo meritevole per diversi motivi.
Lui è Giuseppe Scelsi, un artigiano calzolaio di Vico del Gargano.
Uno degli ultimi ciabattini sul Gargano insieme ad un suo collega operante su Cagnano Varano.
Di altri non ho notizie.
A 13 anni inizia ad imparare il mestiere nella bottega del mitico compianto Vincenzino Speranzoso, bravo calzolaio conosciuto in tutto il Gargano.
Esclusa la parentesi del servizio militare, Giuseppe ha sempre lavorato. Prima come «discepolo» poi con grandi sforzi aprendo un’attività tutta sua.
Punto di riferimento per tanti clienti ha sempre improntato la sua opera sulla puntualità e sulla discrezione.
«Nonostante il tanto lavoro da fare durante il giorno, commenta Giuseppe, non c’è molto guadagno. Lo faccio perché da sempre ho avuto questa passione che mi permette nonostante tutto, di tirare avanti.»
Lo incontro nel suo laboratorio attorniato di amici, che lo «aiutano» a dire qualche chiacchiera e mi trovo proprio in presenza di una cliente con una richiesta particolare.
«Ormai sono in pochi a portare le scarpe a riparare, aggiunge il nostro calzolaio, perché il consumismo e il mercato moderno offre calzature a prezzi irrisori e quando si rompono la gente preferisce buttarle via nella spazzatura. E’ tutto cambiato rispetto al passato quando si suolavano o si mettevano i sopratacchi nuovi e si facevano interventi di qualsiasi genere".
Delusione e amarezza nelle parole di Giuseppe che aggiunge: «Nessun giovane vuole imparare il mestiere, nessuno che vuole venire da me e capire se vale la pena o meno intraprendere questa strada.
Se scompariranno gli artigiani è anche perché non c’è aiuto e mi riferisco allo Stato.
Ho fatto tante riparazioni anche come tappezziere, lavorando pelle e pellami, accessori per barche con Tonino Lapomarda, mettendo a disposizione la mia passione ancor prima che la mia manualità, ma non mi aspettavo questo epilogo».
Ci salutiamo: «Nella mia lunga storia lavorativa ho visto scarpe di ogni tipo, anche del valore di 3.000 euro. Quel giorno ho chiuso la bottega e per sicurezza ho nascosto quel prezioso modello in un luogo sicuro. Quasi in una cassaforte».
Grazie Giuseppe per il tempo prezioso che mi hai concesso.
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