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Storia della famiglia de Petris (seconda puntata)

Riceviamo e pubblichiamo

NONNA CHECCHINA E LE SUE FAVOLE

Storia della famiglia de Petris (seconda puntata)

A Vico, alla fine dell’800, le scuole elementari erano inesistenti, per cui l’analfabetismo regnava sovrano.

C’era una “maestrodda” in via Carmine che insegnava a leggere nel modo più strambo e insolito: passava dal fuso all’uncinetto, dall’ago ai ferri da calza con cambi repentini, ammaestrando nei mestieri manuali più che nella lettura.

Non so come abbia imparato mia nonna a conoscere le lettere dell’alfabeto, dato che riusciva a leggere le opere di Giulio Verne e ad illustrarmele con tale vivezza di immagine da farmi sognare di essere a bordo del Nautilus del Capitano Nemo, tra i tentacoli della piovra!

Sapeva leggere la mia nonna; non l’ho mai vista scrivere, però era un pozzo di scienza!

I fratelli dovevano affrontare gli studi, trasferirsi a Napoli per frequentare le scuole: come sostenerli?

Entra in gioco lei, la primogenita. Sapeva cucire le camicie da uomo: per ogni camicia con ventidue piegoline sul pettorale prendeva una lira e cinquanta centesimi, per una camicia semplice una sola lira, per una mutandona da uomo cinquanta centesimi.

E così, lira su lira riusciva a sostenere Nicola e Carmine negli studi, fino a far diventare il primo avvocato, notaio, industriale creativo delle “Industrie Riunite”,che comprendevano un oleificio, un mulino, un pastificio, una segheria e perfino una fabbrica del ghiaccio.

E poi chi ha portato a Vico l’elettricità?

Nicola de Petris soprannominato da allora Don Nicola da’ luce.

Chi ha installato nei vecchi sobborghi del paese, nelle case dei poveri, la lampadina a forfait? Nicola de Petris.

Forse per merito di quelle camicie cucite sotto la lampada a olio per sostenere il fratello negli studi e consentirgli di mettere a frutto la sua creativa ed enciclopedica intelligenza. Checchina e Nicola de Petris, i due bambini che ballavano la tarantella in soffitta con le scarpe realizzate dalle striscioline di cuoio, erano due forze della natura, l’una tenace, silenziosa e laboriosa, l’altro perspicace, coraggioso e ardito.

Erano legati in modo speciale! Forse quei piccoli sandali di cuoio, ballati nella soffitta della casa paterna, avevano collaudato un impegno di vita.

Il secondo fratello, Carmine, divenne farmacista: era severo e imponente, duro nel trattare con la gente. La mia nonna cercava di addolcire il suo carattere, di consigliarlo, scusandolo a volte, ma avevano due tempre diverse.


Francesca Cerulli



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